Imballaggio - packaging

Imballaggio - packaging

vedi anche: Rifiuti: responsabilità estesa ≠ Imballaggi: responsabilità condivisa

L’imballaggio (vedi anche: Confezioni e imballaggi? Vai sul sicuro. - Guida di C.C.I.A.A. di Torino - in pdf) rappresenta “il prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a proteggerle, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopo” (Art.218, d.Lgs. 152/06, c.1, lett. a) e si articola in “primario”, “secondario” e “terziario” a seconda delle caratteristiche ovvero degli usi
Il rifiuto di imballaggio rappresenta “ogni imballaggio o materiale di imballaggio, rientrante nella definizione di rifiuto di cui all’articolo 183, comma 1, lettera a), esclusi i residui della produzione” (Art.218, d.Lgs. 152/06, c.1, lett. f), dove per rifiuto si intende “qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell’allegato A alla parte quarta del presente decreto e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi” (Art.183, d.Lgs. 152/06, c.1, lett. a).

Dal sito benessere.com il PACKAGING è un termine di origine anglosassone che si riferisce non solo alla parte materiale dell’imballaggio ma anche a tutto ciò che concerne agli aspetti produttivi, estetici e di marketing.


Per imballaggio si intende un prodotto che può essere costituito da materiali di natura diversa che ha lo scopo di contenere e proteggere le merci, le materie prime o i prodotti finiti in modo da consentirne la manipolazione e la diretta consegna al consumatore finale. A tal fine l’imballaggio dovrà essere sicuro, pratico, economico, facilmente riciclabile.

Sugli imballaggi esistono leggi e norme alle quali i produttori si devono attenere, in particolare l’ex decreto legislativo Ronchi 22/1997(art. 35, lett. a), ora art. 218 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 recante Norme in materia ambientale, in base al quale vi è stata la precisazione di tre tipologie di packaging indipendentemente dal materiale di cui possono essere fatti.
L’imballaggio primario: si riferisce all’imballaggio della singola unità di vendita; la bottiglia di acqua, la scatola di acciughe, il flacone dell’ammorbidente, di shampoo, ecc. In sintesi, si tratta di un imballaggio destinato in modo diretto al consumatore finale.
L’imballaggio secondario: è la confezione che include un certo numero di unità di vendita. Una volta eliminato, rivelerà comunque l’imballaggio primario. Sono esempi di imballaggio secondario: il film che avvolge la confezione da 6 bottiglie di acqua, la confezione in cartoncino che avvolge le 3 scatolette di tonno, la confezione che contiene le merendine, il cartoncino che chiude le due lattine di birra ecc. In questo caso si tratta di una tipologia di imballaggio da destinarsi o al consumatore finale oppure al rivenditore.
L’imballaggio terziario: è quello che consente il trasporto di un grosso numero di unità di vendita, ad esempio il bancale o il “pallet” sul quale si impilano le confezioni di acqua, o le grandi cassette di plastica che contengono le mele sfuse. Questo genere di imballaggio non è quasi mai reso disponibile al consumatore finale poiché canalizzato solo verso l’esterno della catena di distribuzione, restando nello stoccaggio. 


Imballaggi: aspetti ecologici.
L’impatto degli imballaggi sull’ambiente sta assumendo dimensioni sempre maggiori: per avere un’idea della dimensione del problema, si pensi che secondo alcune stime gli imballaggi rappresentano circa il 40% del totale dei rifiuti solidi urbani; il problema è dovuto chiaramente alla totalità degli imballaggi, non solo a quelli di prodotti alimentari, e riguarda sia il termine del loro utilizzo (il rifiuto) sia le fasi di produzione: si pensi ad esempio che, per produrre una tonnellata di carta da cellulosa vergine si utilizzano, oltre agli alberi, circa 440.000 litri di acqua e 7600kwh di energia elettrica. 
[Confezioni e imballaggi? Vai sul sicuro. - Guida di C.C.I.A.A. di Torino - in pdf]

Materiali maggiormente usati per gli imballaggi 
Cartone
Il confine e la differenza tra la carta e il cartone è per convenzione posta a 224 g/m² con uno spessore di almeno 175 µm; dal punto di vista delle proprietà meccaniche e ottiche del cartone sono racchiuse nello standard ISO 5651:1989. Esistono varie tipologie di cartone:
• Cartone piano o cartoncino
• Cartone ad onda semplice (due fogli esterni ed uno ondulato interno).
• Cartone ad onda doppia (tre fogli, di cui due esterni ed uno centrale e tra questi due fogli ondulati).
I fogli esterni possono essere composti da diverse carte:
• Kraftliner (simbolo K)
• Liner (simbolo L)
• Test (simbolo T)
• Camoscio (simbolo S)
Il foglio ondulato interno, invece, può essere:
• Semichimica (simbolo S)
• Medium (simbolo M)
• Fluting (simbolo F)
È utile sapere che per produrre una tonnellata di carta c’è bisogno di circa 15 alberi con un consumo di acqua pari a 440.000 litri, mentre per produrre la stessa quantità di carta riciclata non serve nessun albero e si consumano meno di 1900 litri di acqua. Ecco quindi che indirizzare gli acquisti verso imballaggi riciclati è un segno di sensibilizzazione nei riguardi dell’ambiente e una scelta consapevole ed etica.


Tetra  Pak
Il Tetra Pak è un materiale molto usato come imballaggio primario per prodotti come succhi di frutta, latte pastorizzato fresco, ecc.
Il contenitore Tetra Pak è costituito:
-  75% di carta,
-  20% da polietilene
-  5% da alluminio.

Plastica

In commercio esistono moltissimi tipi di plastica utilizzati per contenere cibi e bevande; tra gli ultimi contenitori ad essere stati prodotti e commercializzati, quelli adatti ad essere introdotti nei forni a microonde.
Per riconoscere questi ultimi, viene utilizzato il seguente simbolo:

Costituito da tre onde stilizzate, geometricamente sovrapposte le une sulle altre; il simbolo sta quindi ad indicare che il contenitore è adatto all'uso nel forno a microonde, aggiungendovi anche alcune specifiche quali:
• NO LID = senza coperchio
• 400W = la potenza massima che si può programmare sul forno per quel tipo di contenitore.

Tornando alla plastica è bene sapere che moltissimi contenitori prodotti con tale materiale sono riciclabili. Per verificarlo, bisogna sapere leggere i diversi simboli che vi vengono riportati: la sigla PET indica per l'appunto che si tratta da materiali riciclabili e che dunque possono essere buttati nei cassonetti riservati alla plastica. Dove invece non bisogna buttare, ad esempio, le stoviglie in plastica usa e getta, specialmente se sporche.

Di seguito si riporta uno schema dei simboli riportati sui diversi imballaggi dei prodotti disponibili sul mercato, per comprendere come riconoscere i materiali e regolarsi nella raccolta differenziata. Si tratta di simbologie denominate universalmente come International Universal Recycling Codes (Codici universali internazionali di riciclaggio), qui riprodotte dal sito www.difesambiente.it.