L'assimilazione dei rifiuti

I rifiuti nascono assimilabili e non assimilati a quelli urbani
Sono “rifiuti speciali” i rifiuti da attività agricole, agro-industriali, commerciali, di servizio, sanitarie, di demolizione e costruzione, di lavorazioni industriali e artigianali, i veicoli fuori uso e i macchinari deteriorati e obsoleti, mentre quelli urbani comprendono i “rifiuti domestici”, quelli provenienti dalla pulizia delle strade, dei parchi pubblici e delle spiagge (D.Lgs. 152/2006).

Sono “rifiuti assimilati non pericolosi” quelli prodotti dalle imprese o da enti, ovvero provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso diverso da quello di civile abitazione e similari come previsto nel punto b), comma 1 dell’art. 7 del D. Lgs. 22/1997

Allo stato attuale la quantità procapite di Rifiuti Solidi Urbani risulta essere composta per circa il 40/60% da “rifiuti assimilabili” (dati ISPRA).

L’ampia discrezionzionalità con cui i Comuni, in particolare in Emilia-Romagna, applicano il criterio di assimilazione, con lo scopo di allargare la platea dei soggetti cui applicare la trariffa sui rifiuti, determina dei blocchi allo svilupppo della libera inziativa economica.


In Emilia-Romagna l’eccesso di assimilazione dei “Rifiuti Speciali Non Pericolosi” ai “Rifiuti Solidi Urbani” non premia la qualità dei materiali assimilati e sminuisce l’adozione da parte delle imprese di attività riconducibili all’applicazione di criteri pratici sulla Responsabilità Estesa del Produttore e del Distributore.


Di conseguenza l’assimilazione limita anche l’incremento di iniziative volte al maggior recupero selettivo e mirato di materiali a maggior valore aggiunto rintracciabili sia dagli scarti di produzione sia da rifiuti speciali non pericolosi prodotti dalle attività produttive.


linkografia:


• L'assimilazione in Emilia Romagna