Perché un modello di «economia circolare» farebbe correre Pil (+7%) e reddito delle famiglie (+11%) europee

Perché un modello di «economia circolare» farebbe correre Pil (+7%) e reddito delle famiglie (+11%) europee

C’era una volta (e c’è ancora) l’“economia lineare”, nata dalla Rivoluzione industriale tra Settecento e Ottocento. Un modello forgiato all’insegna del “prendere, fare e smaltire”. Ma la storia insegna come l’economia lineare abbia creato vaste conseguenze sia sul piano ambientale che sociale. Il consumo di massa, l’utilizzo di combustibili fossili, l’urbanizzazione e il trasporto globale hanno contributo a produrre pesanti effetti.
Per questo il futuro sarà invece dell’“economia circolare”: «Per sua natura, un’economia di recupero - come spiegano sull’Harvard Business Review i docenti universitari Mark Esposito, Terence Tse e Khaled Soufani - in cui non si tratta tanto di “fare di più con meno” ma, piuttosto, di fare di più con ciò di cui già disponiamo».



Capitale naturale in via di esaurimento
Un’utopia? Macché, una necessità reale, spiegano gli autori del saggio, consapevoli del rapido esaurimento del capitale naturale esistente, o almeno di quello di facile reperibilità . Dagli anni Settanta del secolo scorso, l’incremento della produttività delle colture di cereali ha infatti subito una diminuzione del 66%, nonostante i progressi delle tecniche di fertilizzazione e di irrigazione. Lo sfruttamento minerario sta diventando più costoso: le percentuali medie dei metalli ricavati dalle estrazioni sotterranee sono in netto calo, sia in termini di concentrazione che di qualità. Allo stesso tempo, secondo l’Ocse, la classe media globale raddoppierà entro il 2030. «Queste cifre servono da monito sul fatto che non possiamo continuare a crescere come specie continuando a godere di un’elevata qualità della vita senza cambiare il nostro modo di fare le cose», spiega Mark Esposito, docente di Strategia economica presso la Harvard University Extension e la Grenoble School of Management.
Per fortuna le attuali politiche messe in atto dalla Commissione Europea, in particolare dal vicepresidente Katainen, sembrano muoversi davvero a favore di una rivoluzione in termini di economia circolare, che sta anzi diventando uno dei punti cardini dell’agenda politica dell'Unione.

I benefici economici
In Europa un sistema circolare creato grazie a nuove tecnologie e nuovi materiali sarebbe in grado di aumentare fino al 3% la produttività delle risorse, stima lo studio Growth within: a circular economy vision for a competitive Europe, realizzato dal McKinsey Center for Business and Environment in collaborazione con la Ellen MacArthur Foundation e il Sun (Stiftungsfonds für Umweltökonomie und Nachhaltigkeit). Questo modello - che pone al centro la sostenibilità del sistema, in cui non ci sono prodotti di scarto e nel quale le risorse vengono costantemente riutilizzate - genererebbe per le economie del Vecchio Continente un risparmio in termini di costi di produzione e utilizzo delle risorse di base pari a 1.800 miliardi di euro l’anno entro il 2030, che si tradurrebbe in una crescita del Pil fino a 7 punti percentuali e in più alti livelli di occupazione. Con il reddito disponibile delle famiglie europee che potrebbe risultare superiore di ben l’11% rispetto al percorso di sviluppo attuale.