Gli europei contro i rifiuti

La maggior parte dei cittadini europei fa la raccolta differenziata, almeno occasionalmente, desiderano sprecare di meno e si stanno impegnando per mettere in pratica le loro intenzioni.
E' questo il dato che emerge da un nuovo sondaggio Eurobarometro pubblicato nel 2014 (scarica doc in pdf).


Settimana verde europea (30 maggio - 3 gigno 2016)

(30 maggio - 3 gigno 2016)
“Investing for a greener future”
La progettazione di beni più durevoli e le attività di riciclaggio, riparazione e riutilizzo consentono infatti di ridurre l’impatto ambientale, il consumo di nuove risorse e la necessità di smaltire i rifiuti, economicamente onerosa. Ma perché questo cambiamento possa realmente avvenire, i finanziamenti sono essenziali. L’accesso ai finanziamenti può tuttavia rappresentare un percorso tortuoso per le aziende operanti nei settori ambientali.
Gli investimenti effettuati oggi nell’economia circolare daranno i loro frutti negli anni a venire, quando l’innovazione nelle tecnologie di progettazione ecocompatibile, riparazione, riciclaggio e riutilizzo riusciranno a creare nuovi posti di lavoro e nuove opportunità commerciali.
[da rivista L'Ambiente per gli europei]

Rifiuti: in 5 anni -10%, ma cresce costo raccolta, +22,7%

[dal sito web di Confartigianato Imprese]
“Negli ultimi cinque anni i rifiuti sono diminuiti del 10,1%, ma per la loro raccolta gli italiani hanno pagato il 22,7% in più. C’è qualcosa che non va. Le tariffe dei servizi erogati da soggetti pubblici devono rispettare il mercato e non possono essere una variabile indipendente, troppo spesso utilizzata per fare cassa e mettere a posto i guasti di una cattiva gestione”. Il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti denuncia l’alto costo dei servizi di raccolta rifiuti e pulizia delle città italiane.

Rifiuti speciali esclusi dal pagamento del tributo comunale sui rifiuti urbani

La recente sentenza della Corte di Cassazione sezione tributaria n. 9858/16 ha stabilito definitivamente che le aziende che sostengono in proprio i costi di raccolta affidati ad aziende specializzate dei propri rifiuti speciali (e non rifiuti urbani) prodotti nei locali adibiti alla lavorazione artigianale, dedicati e destinati all'attività aziendale (sale di lavorazione) che appunto producono rifiuti speciali non possono essere assoggettate alla tassa sui rifiuti i locali.

Con questa sentenza, anche alla luce della giurisprudenza precedentemente (Cass. sez. trib. 5829/2012 e 3756/2012), è stato confermato quanto già stato espresso dal Ministero dell'Economia e delle Finanze con nota n. 38997 del 9 ottobre 2014, che i Comuni dovrebbero rinunciare a pretendere la Tari sulle aree aziendali dedicate alla produzione consentendo alle imprese di privilegiare i circuiti di raccolta privati che hanno dimostrato di garantire una gestione più efficiente e sostenibile da un punto di vista ambientale.

RIFIUTI SPECIALI - TASSE E I TRIBUTI

RIFIUTI SPECIALI - TASSE E I TRIBUTI
“nella determinazione della superficie assoggettabile alla TARI, non si debba tenere conto di quella parte di essa ove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i relativi produttori, a condizione che ne dimostrino l’avvenuto trattamento in conformità alla normativa vigente”
[legge 27-12-2013, n. 147 (Legge di stabilità 2014), art. 1, comma 649 come modificato dall’art. 2, comma 1, lettera e), D.L. n. 16/2014

“il tributo non  è  dovuto  in  relazione  alle  quantità  di rifiuti assimilati che il produttore  dimostri  di  aver  avviato  al recupero”.
[legge 27-12-2013, n. 147 (Legge di stabilità 2014), art. 1, comma 661]



L'economia circolare in Italia limiti e vantaggi

In Europa, nel 2012, il 60% degli scarti (sia di produzione che dei beni di consumo) è finito negli inceneritori e nelle discariche e solo il 40% è stato ricilato o riutilizzato. [Growth within: a circular economy vision for a competitive Europe - 2015] [vedi anche Come sviluppare e incentivare l'economia circolare?]


Risultati delle “consultazione pubblica della 13a Commissione del Senato (Territorio, ambiente, beni ambientali) sull'economia circolare” (in Pdf) sul pacchetto di proposte della “Commissione europea in materia di economia circolare” - 17 maggio 2016

Martedì 17 maggio si è svolta, presso l'Aula della Commissione Difesa di Palazzo Madama, la conferenza di presentazione dei risultati della consultazione pubblica sull'economia circolare, a conclusione di un'approfondita attività istruttoria della Commissione Ambiente su questo importante dossier comunitario.


Il Pacchetto sull'economia circolare prefigura un modello economico nel quale le risorse vengono utilizzate all'insegna di criteri sostenibili sotto il profilo ambientale, mantenendo quanto più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse e riducendo al minimo la produzione dei rifiuti.

I principali risultati relativi alle criticità:
- attenzione non adeguata al tema della raccolta differenziata, che non viene resa obbligatoria;
- esigenza di maggiore chiarezza nelle definizioni, con particolare
riferimento a quelle di "rifiuti urbani", "sottoprodotti" ed "end of waste";
- necessità di maggiore chiarezza, in relazione ai profili attuativi, sul ruolo dei soggetti coinvolti nell'economia circolare, soprattutto in relazione alla responsabilità estesa del produttore e ai costi di gestione;
- mancanza di sistemi adeguati di gestione dei rifiuti;
- scarsa operatività del Sistri;
- carente applicazione della normativa vigente;
- assenza di indirizzi chiari per l'azione degli operatori di settore;
- obsolescenza di alcune disposizioni;
- limitazione della raccolta differenziata a cinque categorie di rifiuti, con
risultati non omogenei a livello territoriale;
- scarsa chiarezza del quadro informativo, tale da ingenerare difficoltà per i cittadini nella gestione dei rifiuti.


Con riferimento al pacchetto nel suo complesso sono state segnalate le seguenti possibili integrazioni:
- inserimento a livello europeo dell'obiettivo di incremento del 30% nell'efficienza dell'uso delle risorse al 2030;
- inserimento nei cd."semestri europei" di indicatori sul consumo delle risorse;
- obiettivi legalmente vincolanti di riduzione nella produzione dei rifiuti urbani, commerciali, industriali e alimentari;
- divieto di conferimento in discarica entro il 2030;
- divieto di incenerimento entro il 2020, salvo che per rifiuti non riciclabili e non biodegradabili.




Secondo un recente studio realizzato da Green Alliance “Disoccupazione e Economia Circolare in Europa”, in Italia la piena implementazione dei principi dell’economia circolare lungo l’intera catena del valore (progettazione, produzione, uso e gestione del fine vita dei prodotti) potrebbe creare 541 mila nuovi posti di lavoro, a fronte di soli 35 mila in uno scenario business as usual. 
L’economia circolare può generare importanti benefici per l’ambiente e il sistema produttivo, con particolare riferimento al settore manifatturiero
dove si possono ottenere consistenti riduzioni dei costi di produzione, tenuto conto che le materie prime incidono fino al 60% del prezzo finale dei prodotti. 

La Commissione europea stima che l’eco-progettazione, la riduzione della produzione di rifiuti e il loro riutilizzo, possanogenerare risparmi pari a 600 miliardi di euro per le imprese (l’8% del fatturato annuo) e ridurre le emissioni di gas serra di 450 milioni di tonnellate l’anno.
[L’Italia verso l’economia circolare. Gli strumenti operativi per una gestione efficiente delle risorse - ENEA 5 maggio 2016]

Come sviluppare e incentivare l'economia circolare?

In Europa, nel 2012, il 60% degli scarti (sia di produzione che dei beni di consumo) è finito negli inceneritori e nelle discariche e solo il 40% è stato ricilato o riutilizzato. [Growth within: a circular economy vision for a competitive Europe - 2015] 


Un sondaggio on-line condotto nel dicembre 2015 da GreenBiz Group a un campione di dirigenti e leader nell'ambito della sostenibilità sui driver di business e le sfide dell'economia circolare ha rilevato che:
- i principi base dell'economia circolare con l'obiettivo di riusare nel ciclo produttivo risorse materiali recuperate dagli scarti di lavorazione, dai componenti degli imballaggi e dei prodotti di consumo sono gli elementi chiave per la sua diffusione ma il suo sviluppo globale potrà avvenire solo se le aziende e i consumatori ne comprendono l'importanza e ne traggono vantaggi competitivi ed economici.

Ancora oggi però le barriere alla diffusione di pratiche efficienti di economia circolare sono tante:
- i costi logistici per il ritiro delle merci usate e/o a "fine vita"(36%); 
- la scarsa comprensione/educazione dei manager (36%); 
- la scarsa comprensione/educazione dei consumatori (36%); 
- altri obiettivi aziendali che hanno maggiori priorità sulla produzione dei beni di consumo (30%); 
- la domanda di beni e prodotti che possano essere recuperati, riciclati o rimessi a nuovo è ancora troppo scarsa, così come è ancora troppo limitato un mercato per i prodotti riutilizzati o i materiali e le risorse recuperati.

Devono perciò essere favorite forme di risparmio in termini di costo e di comodità per garantire la restituzione e il riutilizzo dei prodotti di consumo o dei loro materiali o componenti alla fine del loro utilizzo primario.

Devono perciò essere adottati degli incentivi per uno sviluppo reale dell'economia circolare:
- il recupero fisico dei materiali da parte del produttore o distributore (59%); - un servizio “chiavi in mano” di packaging e ritiro (51%);
- la rimessa a nuovo e successiva restituzione dei prodotti da parte del produttore per prolungarne l’utilizzo (48%);
- sconti su un acquisto futuro (38%); 
- sconti sotto forma di cash back (34%).  

• The Growth of the Circular Economy - A 2016 UPS/GreenBiz Research Study 

Perché un modello di «economia circolare» farebbe correre Pil (+7%) e reddito delle famiglie (+11%) europee

Perché un modello di «economia circolare» farebbe correre Pil (+7%) e reddito delle famiglie (+11%) europee

C’era una volta (e c’è ancora) l’“economia lineare”, nata dalla Rivoluzione industriale tra Settecento e Ottocento. Un modello forgiato all’insegna del “prendere, fare e smaltire”. Ma la storia insegna come l’economia lineare abbia creato vaste conseguenze sia sul piano ambientale che sociale. Il consumo di massa, l’utilizzo di combustibili fossili, l’urbanizzazione e il trasporto globale hanno contributo a produrre pesanti effetti.
Per questo il futuro sarà invece dell’“economia circolare”: «Per sua natura, un’economia di recupero - come spiegano sull’Harvard Business Review i docenti universitari Mark Esposito, Terence Tse e Khaled Soufani - in cui non si tratta tanto di “fare di più con meno” ma, piuttosto, di fare di più con ciò di cui già disponiamo».