Paradossi nell’Italia del riciclo

L’Italia del Riciclo 2015 - Rapporto

UNIRE: Unione Nazionale Imprese Recupero - aderente a FISE - Confindustria (Federazione Imperse di Servizi) ha recentemente pubblicato il rapporto 2015 "L'Italia del Riciclo" da cui si evince che "importiamo rifiuti perché non sappiamo valorizzare i nostri sia per carenza di impianti (soprattutto per i materiali pericolosi) sia per convenienza economica che spingono gli scarti italiani all’estero".
Il rapporto in sintesi fotografa un’industria del riciclo che continua a crescere nel comparto degli imballaggi, che rappresentano solo il 7% circa dei rifiuti totali, con un avvio a riciclo pari al 66% nel 2014, in crescita del +2% rispetto all’anno precedente. Un trend che, pur cresendo di anno in anno lascia intravedere ancora molte zone d’ombra. Dall’analisi risulta che i rifiuti urbani e speciali scambiati dall’Italia con l’estero nel 2014 ammontano a 5,9 Mt per l’import e 3,8 Mt per l’export, con entrambi i flussi in crescita rispetto agli anni precedenti. Dietro questi numeri si nasconde e accentua un paradosso ormai tipico, purtroppo, della realtà italiana. 
L’esportazione di rifiuti risulta legata, in parte, «a deficit impiantistici soprattutto per la gestione dei pericolosi e, in parte, a una maggiore convenienza economica. Per quanto riguarda i rifiuti pericolosi e i non pericolosi da trattamento meccanico, che in Italia vengono sostanzialmente avviati a smaltimento, si osserva come all’estero trovino invece collocazione, almeno in parte, in attività di recupero, sia di materia sia di energia». Una perdita di risorse che, sia dal punto di vista industriale sia da quello ambientale, non è più accettabile, e cui è necessario porre rimedio: l’economia circolare si alimenta di fatti, non di paradossi.

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